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Idee e consigli per una lavorazione del vetro professionale


La lavorazione del vetro è una pratica artigianale (e in molti casi possiamo affermare anche artistica) nata millenni fa: sebbene i manufatti più antichi provengano dalla civiltà egizia, storicamente si può far risalire la ialurgia (termine che deriva dal greco), ovvero l’arte di fabbricare e lavorare il vetro, fino al 5000 a.C. nella regione mesopotamica. Chi non è avvezzo alla tematica potrebbe citare le celebri vetrerie di Murano, ben riconosciute in tutto il mondo per la loro tradizione secolare, ma sarebbe riduttivo poiché dimenticherebbe ciò che è stato prodotto nella Roma antica, nell’impero bizantino, nel Medioevo europeo. Un’ascesa storica che ha visto migliorare sempre di più le tecniche e i processi inerenti il vetro.

Il vetro è infatti un materiale riscontrabile in natura (un esempio è l’ossidiana) che si origina dalla fusione di biossido di silicio (sabbia di quarzo in poche parole) e successivo raffreddamento. A livello tecnologico è ora molto più facile produrre e lavorare questo materiale grazie alla disponibilità di macchinari e forni capaci di fornire una qualità e una precisione davvero impressionante, operando in modo molto veloce per venire incontro alle esigenze industriali.

In quanto pratica prettamente artistica però la lavorazione del vetro sussiste ancora nella sua forma artigianale: Murano è tuttora un centro rinomato e non mancano, nel nostro paese come nel resto del mondo, laboratori dove la ialurgia rimane molto legata alle tradizioni, mantenendo al contempo un profilo fortemente professionale. In entrambe le tipologie di lavorazione non mancano le possibilità di variare modalità di formatura e finitura, seguendo ovviamente il ciclo della creazione del materiale.

Il focus sul materiale: caratteristiche del vetro

L’origine naturale del vetro ha permesso la sua scoperta, e il conseguente utilizzo, migliaia di anni fa. Come specificato sopra alla base del vetro vi è il biossido di silicio, ma non è il solo materiale presente poiché generalmente si distinguono due gruppi di elementi che, fusi assieme, possono dare risultati differenti per colore, luce, purezza e altre peculiarità: i primari e i secondari.

  • I primari comprendono calcite, potassa, dolomite e additivi come la soda.
  • I secondari includono invece agenti come diversi e numerosi ossidi, utili per ottenere molteplici risultati (opacizzare, schiarire, ecc).

La produzione e la lavorazione del vetro hanno come base fondamentale il processo di fusione (cui segue per importanza il processo di raffreddamento). Per tale ragione è decisivo gestire in maniera pressoché perfetta la temperatura, consci del fatto che in base alla tipologia di materiali utilizzati possono cambiare in maniera anche drastica i punti di fusione, con variazioni che vanno dai 500° ai 1.600° gradi e che permettono di eseguire lavorazioni di volta in volta differenti in base alle proprie esigenze e alla propria creatività.

Nel complesso, se parliamo di “prodotto finale”, possiamo suddividere in 5 le tipologie di vetro: sodio, quarzo, piombo, borosilicato e potassio.

  • Il vetro di sodio è quello più comune e conosciuto, utilizzato ad esempio per bottiglie, finestre e bicchieri.
  • Il vetro al quarzo è quello grazie al quale è possibile produrre lampade alogene o microscopi. Molto resistente alle temperature elevate, non presenta additivi.
  • Il vetro al piombo è invece deputato alla creazione di lenti e altri oggetti inerenti l’ottica.
  • Il vetro borosilicato vanta una notevole resistenza ai prodotti chimici e alle variazioni termiche, ragion per cui è ideale per essere utilizzato nei laboratori o in casa.
  • Il vetro di potassio infine è molto versatile e può essere scelto per i cristalli di Boemia, per la creazione di provette e di dispositivi ottici.

Quali passaggi avvengono durante la fusione

Quando la miscela di materiali per il vetro inizia a fondersi nel forno i diversi elementi iniziano a omogeneizzarsi e purificarsi con l’accrescere della temperatura, arrivando alla gradazione giusta per essere lavorati e manipolati, prima di consolidare la propria forma con il graduale processo di raffreddamento. Ciò non significa che il vetro diventa subito modellabile al punto di fusione, quello rappresenta unicamente il momento culmine della creazione: di norma occorre attendere un primo step in calo delle temperature per iniziare la lavorazione prescelta (soffiatura, stampaggio, filatura, laminazione, ecc), cercando di tenere nuovamente elevato il calore.

I processi fisici che avvengono nell’atto della fusione sono semplici e lineari. Dapprima si ha l’evaporazione dei liquidi e la disintegrazione degli elementi che iniziano a formare una massa schiumosa, mentre poco prima dell’apice, quando questa massa ha superato ampiamente i 1.000 gradi, la fusione si può dire quasi ultimata. Rimane infatti da attendere ancora che la temperatura si innalzi ulteriormente per eliminare gli additivi aggiunti che nel mentre si sono tramutati in gas, raffinando il prodotto finale. A quel punto si può procedere, previo raffreddamento, alla lavorazione del vetro.

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Lavorare il vetro: tecniche e possibilità di manipolazione

La massa di vetro formata e fusa, con una temperatura che oscilla generalmente fra gli 800° e i 1.100° gradi, presenta uno stato di plasticità ideale per la sua trasformazione. Tale status viene raggiunto di norma in seguito all’ultimo processo della fusione, quello in cui la massa viene affinata con la fuoriuscita dei gas (presenti in forma di bolle) formatisi per la decomposizione dei carbonati e solfati, per essere poi messa in una condizione di riposo e gradualmente raffreddata.

Il processo di formatura avviene in tal modo quando la massa risulta essere fluida e viscosa, capace dunque di essere alterata e, al contempo, di mantenere la forma modellata. Le tecniche più conosciute e utilizzate sono la soffiatura, lo stampaggio, la laminazione, la stiratura, la filatura e il tiraggio.

  • La soffiatura implica l’immissione di aria, aria compressa o getti di vapore tramite bocca o ugelli. È la tecnica forse più conosciuta e viene utilizzata per creare manufatti artistici o oggetti in vetro per i laboratori scientifici.
  • Lo stampaggio può essere realizzato in diverse modalità: per compressione, soffiatura o colata. Nel primo caso si realizza immettendo vetro fuso in uno stampo che viene poi premuto internamente per aderire tramite un pistone. Nel secondo caso al pistone si sostituisce semplicemente l’immissione di aria. Nel terzo caso si tratta semplicemente di riempire lo stampo sfruttando la gravità (quindi colando il vetro fuso).
  • La laminazione viene adottata per realizzare prodotti piani (come potrebbero essere quelli per le finestre) e si esegue grazie all’ausilio di rulli in acciaio sotto cui scorre tramite nastro la massa fusa.
  • La stiratura è similare alla laminazione, se si eccentua il fatto che i rulli sono posizionati verticalmente.
  • La filatura riguarda la produzione di fibre di vetro con notevoli capacità di resistenza.
  • Il tiraggio infine avviene tramite dei macchinari meccanici ad alta velocità che sono in grado di ottenere dei filamenti utili a rinforzare, ad esempio, lo scafo delle barche.

Una volta eseguita la lavorazione del vetro con le diverse tecniche rimane solo da rifinire il prodotto sfruttando le diverse possibilità di finitura, siano esse meccaniche (come intaglio o smerigliatura), chimiche (come l’opacizzazione) o termiche (come la fusione localizzata per incollare più parti o la tempra).

Lavorazione del vetro: una tradizione ancora attuale

Le tecniche presentate nel paragrafo precedente non sono però le uniche ideate, conosciute ed utilizzate per lavorare il materiale in questione, nella storia della ialurgia come nel tempo presente. Vale la pena dunque dare una scorciata ulteriore alle molteplici possibilità offerte dal vetro (anche se essere esaurienti in merito è quasi impossibile).

Avventurina

Una tecnica molto difficile, delicata e lenta da eseguire con successo, nata a Murano nel 17esimo secolo: il vetro presenta dei minuscoli cristalli di rame inseriti durante il processo di raffreddamento e dispersi con omogeneità. Una sua eventuale lavorazione a caldo richiede parimenti attenzione e cura al dettaglio.

Battuto

Una vera e propria levigazione della superficie vitrea a freddo per conferire un aspetto simile al ferro battuto.

Calcedonio

Tecnica che implica l’inserimento di svariati metalli di colori differenti per far apparire il vetro simile a una pietra.

Canna

Si ottiene accostando e sovrapponendo dei filamenti di vetro di diverso colore, successivamente fusi e soffiati.

Filigrana

Tecnica molto antica e particolare. Si espleta ponendo dei filamenti di vetro con anima colorata su una piastra: dapprima si fanno fondere e poi si fa aderire l’oggetto cui devono attaccarsi (più spesso di forma cilindrica). Il reticello è una variante della filigrana che si caratterizza per l’intreccio doppio.

Foglia d’oro

In sintesi si tratta di “incamiciare” una sottilissima membrana di oro, la cosiddetta foglia d’oro, all’interno di uno strato di vetro.

Incalmo

Altra tecnica di origine veneziana, consiste nell’unione di due o più masse di colore differente e nel loro modellamento a caldo.

Murrina

Altra tecnica molto conosciuta, consiste nell’allestire e disporre numerose canne o filamenti di vetro diversamente colorati formando un disegno. Vengono poi fusi e tagliati per essere infine attaccati a un oggetto.

Opalina

Si tratta di una “semplice” opacizzazione del vetro tramite ceneri cui fa seguito la colorazione con ossidi metallici.

Sommerso

Uno strato di vetro viene sovrapposto a un’altro di diverso colore. Viene chiamato “incamiciato” quando gli strati sono particolarmente sottili.

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